Nel 1993 apre a Lissone, assieme ai fratelli Silvano e Domenico, Spazio Palomar, una vetrina per la produzione artigianale di arredo su misura dell’attività di famiglia. In collaborazione con il fratello designer Piergiorgio Cazzaniga, Spazio Palomar si presenta anche come atelier espositivo per il dialogo tra belle arti e arti applicate.
Nel volantino di presentazione di Spazio Palomar si legge “si propone come osservatorio dove mettere a frutto le singole competenze e portare a conoscenza di tutti i momentanei, provvisori punti di arrivo”.
Un manifesto di intenti chiarito dalla stessa scelta del nome, Palomar, titolo di uno dei romanzi di Italo Calvino e dell’omonimo osservatorio astronomico californiano.
Tra 1994 e 1995, Spazio Palomar tiene varie mostre tematiche, tra cui Collezione Giorgio Bargna, dedicata all’arte africana, Afghanistan, Territori Perduti, sull’arte e design afghani, in collaborazione con la Carlo Andermack di Como (volantino Afghanistan), Niels Hvass Design, una mostra personale, collaterale al Salone del Mobile di Milano, con prototipi del designer danese Niels Hvass.
Nel 1995 Spazio Palomar ospita la mostra inaugurale di Gruppo Koiné, gruppo di cui Mariangelo è fondatore assieme agli amici storici Daniele Arosio, Francesco Mariani e Giacomo Nicola Manenti, tra i vari.
A Spazio Palomar i primi componenti del Gruppo si incontrano settimanalmente a discutere prospettive e idee progettuali. Spazio Palomar diviene, così, laboratorio di ricerca e condivisione artistica che si avvicinerà sempre più, per unità di intenti, alla progettualità di Gruppo Koiné.
Entro questa nuova cornice, tra gli anni 2005 e 2006, Spazio Palomar ospita il ciclo di mostre di Koiné 13 Interventi, dedicato al decennale della fondazione del Gruppo; e da gennaio 2008 espone, con cadenza annuale e in concomitanza con il Giorno della Memoria, il progetto di Koiné Giornata della Memoria.
Il 2011 è l’anno della chiusura di Spazio Palomar. Per tale occasione i componenti di Gruppo Koinè tengono negli spazi di Spazio Palomar l’emblematica performance L’Ultima Cena. Performance a cui Mariangelo dedicherà una omonima versione pittorica, afferente alla serie Disegni e Opere Collaterali.
